I test in gennaio, i parziali, le distanze dai colleghi e tutte quelle cose da preparare: non era meglio alle Superiori?
Caro Babbo Natale,
quest’anno sotto l’albero vorrei le vecchie festività. Quelle delle Superiori, che pacchia. Le aspettavo tutta contenta: dopo tre mesi di scuola, finalmente, ci si poteva fermare per un po’ di relax. Certo i compiti venivano assegnati, ma non erano poi così tanti. Fino a gennaio, riposo e svago quasi assoluti.
Adesso invece sono all’università. Ed è tutto diverso. Rallentare? Sì, beh, insomma. Non proprio. Finite le lezioni, spunta subito l’impegno successivo: la sessione invernale.
Spesso, oltretutto, i prof danno la possibilità di fare un parziale, cioè dividere in due gli esami: una parte prima di Natale e una in gennaio. Questo significa che la sessione non solo segue le vacanze, ma le circonda.
Almeno c’è un motivo in più per restare in contatto con i colleghi, che sono un po’ una seconda famiglia. Con gli altri studenti del corso di laurea in Comunicazione e Digital Media condivido tanti momenti, esperienze, periodi di tensione e di gioia. Una spalla a cui potersi appoggiare sempre.
D’altronde, si fa la stessa vita: ci si sveglia abbastanza presto per non fare tardi a lezione, una bella colazione e via in sede. Per il pranzo i più organizzati si portano qualcosa da casa, altri comprano un panino al bar. Si cerca una zona tranquilla: se il meteo lo permette si mangia all’aperto, insieme. Poi di nuovo a lezione e si va verso sera: chi studia in compagnia, chi stacca del tutto e si concede un aperitivo.
Con le vacanze di Natale questo ritmo si spezza. La routine cambia e si stravolge, soprattutto per chi è uno studente fuori sede e torna nella sua città dopo tanto tempo. Senza più l’agenda delle lezioni a comandare, è tutto diverso.
La sera si fa tardi, la mattina uno può dormire finché gli pare. Si pranza in famiglia, magari coi genitori. E lo studio? Se prima si affrontava in gruppo, adesso è una sfida da aggredire da soli.
Serve equilibrio: sapersi concedere un po’ di sana distrazione, sì, senza però ‘svaccare’ e ridursi a non fare niente. Mettersi sui libri, insomma, con metodo e strategia. Quando serve e come serve.
Che poi, sapersi lasciare andare non è mica da tutti. Occorre una certa prospettiva mentale per concedersi un periodo di vero riposo. È strano: presi come siamo da obiettivi e impegni, a volte sembra che dobbiamo chiedere il ‘permesso’ a qualcuno, per liberarci del tutto da pensieri e preoccupazioni.
Per me la consapevolezza che bisognerà studiare è sempre lì, in un angolino della mente. Di solito l’idea di dover preparare gli esami mi tormenta anche alla Vigilia e per l’ultimo dell’anno.
Dunque?
Non saprei. Sotto l’albero fammi trovare un po’ di cereali e frutta secca. Dicono faccia bene alla concentrazione. Per il resto, tieniti pure le vecchie festività e le modalità da liceo. Sono grande ormai. Ma la letterina potrei continuare a mandartela sempre.
Martina Rinaldini