Vite da coinquilini: cinque storie fra incubo e realtà

Insetti a centinaia, candeggina a centilitri e sforbiciate calcolate male ci portano nelle case degli studenti, dove tutto è possibile

Fra studenti ci si dà sempre una mano, che si tratti di studio o affari d’amore non fa troppa differenza. Anche se le cose non vanno sempre come da programma. Lo sa bene Martina, che non rivela il suo cognome per paura di possibili ritorsioni.

Studia all’Università di San Marino, corso di laurea in Comunicazione e Digital Media.

Un giorno uno dei suoi coinquilini le ha chiesto ‘casa libera’ per qualche ora, doveva incontrarsi con una ragazza. C’era in ballo qualcosa e lei è stata al gioco. L’idea era di passare un po’ di tempo in un bar del centro storico e lasciare al coinquilino, che chiameremo Gino usando un nome di fantasia per le ragioni già descritte, tutto il tempo di fare quello che andava fatto.

Questo racconto, in bilico fra il repellente e l’esilarante, si inserisce in una serie di cinque storie sugli episodi più bizzarri che ho ascoltato all’università.

Prosegue proprio con la voce di Martina.

Gino e le forbici violentate

“Insomma sono pronta a uscire per lasciare la casa libera e passo un attimo in cucina per un bicchiere d’acqua. Cosa trovo sul tavolo? Le forbici comuni, quelle che usiamo tutti. Fin qui niente di strano o scandaloso. Il fatto è che sono circondate da peli pubici. Esco dalla stanza urlando come un’isterica. Fumante, chiedo spiegazioni. Gino si giustifica dicendo che non ha delle forbici sue, quindi ha usato le nostre. Non ha pulito perché non gli sembrava un gran problema. Da quel giorno, quando vedo un paio di forbici, un brivido mi percorre la schiena”. 

Errore fatale

“Gino è un caso particolare e merita un approfondimento”, prosegue Martina. “Quando usa il mocio, lascia l’acqua nel secchio senza svuotarlo. E una volta ha fatto confusione con i prodotti. Ha usato il detersivo per gli indumenti. E nella lavatrice, la candeggina. Ci siamo ritrovati col pavimento che profumava di bucato e Gino che girava coi vestiti scoloriti”.

L’invasione delle formiche

“Sempre lui, il mitico Gino, una volta ha lasciato la moca del caffè sul pavimento”, infierisce ancora Martina. “Era un venerdì e lui era l’ultimo a lasciare l’appartamento per il fine settimana. Il lunedì abbiamo scoperto che le formiche avevano fatto festa. Un’invasione, erano dappertutto, la moca il loro obiettivo. Sono stata costretta a spruzzare insetticida ovunque. Non ho mai avuto il coraggio di chiedere spiegazioni. Meglio non sapere”.

Metamorfosi a 70 anni

Lasciamo le storie di Gino e passiamo a Sara, 25 anni, anche lei senza cognome per sacrosanti motivi di riservatezza. 

“Era inverno, un freddo cane, io e i tre coinquilini con i quali condivido un appartamento nel centro storico di San Marino non avevamo nessuna voglia di raggiungere Urbino o Rimini come facciamo di solito. Dividiamo una struttura da 270 metri quadrati con i proprietari, sulla settantina. E abbiamo deciso di organizzare un party in tavernetta con una ventina di amici. È successo quello che succede alle feste, con musica, balli e via dicendo”. 

“All’una di notte butto un occhio sul telefonino: otto chiamate dalla proprietaria. Sto segnalando il problema ai miei coinquilini, quando squilla di nuovo. Spegniamo la musica e invitiamo tutti al silenzio. Rispondo e metto in viva voce. ‘Avete rotto il c****!!!’. La cara signora, così dolce e innocente, esile e garbata, era diventata Miss Trunchbull! Ci siamo scusati e abbiamo finito la serata giocando a Monopoli”. 

Il buongiorno si vede (e si sente) dal mattino

Incontro infine Marco, 25 anni, amante della quiete. Vive in un appartamento con altri tre studenti. Uno di loro, Giovanni, è un casinaro patentato.

“E poi, è un mammone. Si telefonano in continuazione, anche la mattina presto. È lei a dargli la sveglia. E siccome i muri della nostra casa sono sottilissimi, si sente tutto. La prima volta è successo, ovviamente, alla sua prima notte insieme a noi. Alle 7 squilla il cellulare. Giovanni risponde e mette in viva voce mentre la mamma si sgola per dare il buongiorno al suo cocco. Stupito, infastidito e non proprio a mio agio, ho fatto finta di niente. Ancora oggi, spesso vengo svegliato dalla mamma di Giovanni. Ogni volta, quella che mi attende è una lunga giornata”. 

 

Articolo e foto di Francesca Coppola
Immagine di apertura di flimsical (non rappresenta i soggetti coinvolti nell’articolo)