Faccio moda e studio comunicazione: una vita fra set e università

Le foto a Milano, la casa a Riccione, i libri a San Marino: intervista ad Angelica Leva, una modella sulla via della laurea

È proprio comoda questa poltrona, pensa Angelica Leva mentre il truccatore lavora coi pennelli. Quanto è diversa, da quella più rigida delle aule universitarie in cui sedeva un paio di giorni fa.

Di Riccione, 21 anni di età. Gli occhi chiusi, mentre aspetta gli ultimi ritocchi per lo shooting fotografico che ha in programma fra qualche minuto. Si rilassa: è tutta un’altra storia, rispetto a quand’era a lezione. Ma anche sul set, lo sa, non saranno solo rose e fiori.

La sua carriera nel mondo della moda è iniziata quando aveva 14 anni, con un modulo al quale aveva messo una firma farlocca. Anche il suo percorso accademico è costellato dai documenti, ma lì bisogna rigare dritto. Esami, tesine, bandi: sono queste le tappe nelle quali occorre districarsi.

Volevo incontrare Angelica per capire come se la cavava fra queste due attività, lo studio e la moda, dove ha collaborato con marchi e realtà come Terranova, Chiara Ferragni Beauty ed Elisabetta Franchi. 

Lei si presenta solare, sorridente. Felpa e jeans a palazzo, i capelli castani leggermente arruffati, gli occhi così verdi. Trasmette semplicità e leggerezza. Si siede su una sedia di quelle rigide, nella sede del corso di laurea che frequentiamo entrambe, Comunicazione e Digital Media, all’Università di San Marino. Lei al terzo anno, io al primo.

Iniziamo a parlare.

Com’è iniziata la tua carriera nel mondo della moda?

Avevo 14 anni ed ero a Riccione, dove vivo, insieme a un’amica. Passeggiando per viale Ceccarini abbiamo notato un cartello di fronte al negozio di un marchio di abbigliamento: era in corso una selezione per modelle, ma dai 16 anni in su. Ho detto: “Sai che facciamo? Partecipiamo lo stesso”. Ci hanno consegnato dei moduli, che per le minorenni andavano firmati da un genitore. Mia mamma non avrebbe avuto nulla in contrario, ma era in spiaggia a prendere il sole. Così lo scarabocchio l’ho fatto io, al posto suo. Mi sono presentata alla selezione e mi hanno presa. Oggi collaboro con l’agenzia Brave Models.

La situazione più bizzarra su un set?

Una volta, era aprile, ero a Milano per un servizio in un orto botanico, quindi in un ambiente esterno, pieno di piante e via dicendo. Una volta pronta, ho raggiunto il fotografo in un abito splendido, elegantissimo. Lui ha esordito così: “Bene, ora entra nel laghetto”. Proprio non me l’aspettavo. Morale della favola: mi sono congelata.

Cosa fa una brava modella?

Ha tanta passione, innanzitutto. E fa molto movimento, perché mantenersi in forma è importante. Evita qualsiasi attività rischiosa, per esempio gli sport estremi, perché una frattura sarebbe un bel guaio. Ciò che fa la differenza, secondo me, è però la capacità di sembrare una persona diversa in ogni foto. Modelle come Bella Hadid, Irina Shaykh e Vittoria Ceretti riescono a cambiare sempre la fisionomia del volto. Spero di arrivare al loro livello, un giorno.

 

Qual è invece la cosa più difficile?

In un certo senso, avere a che fare con una realtà nella quale gli schemi sono abbastanza rigidi. Mi spiego meglio: io non sono una modella convenzionale, perché troppo bassa. Dovrei avere 3 o 4 centimetri in più. Lavoro molto perché alla mia agenzia piaccio parecchio, però ci sono delle cose off limits. Le sfilate, per esempio. Il fatto è che esistono delle misure standard, per le modelle: se non rientri, è un limite.  

La parte più bella?

Per me è la preparazione, durante il make up, prima di scattare. Se ci sono altre colleghe, insieme a me, mi ritrovo sempre solare, positiva. Faccio battute, rido, scherzo con le colleghe e con le truccatrici. Insomma, mi diverto. Le altre non sono tutte così. Infatti mi dicono che sono fuori dal normale.

 

I fotografi sono tutti uguali?

Alcuni fanno 3.000 scatti e alla fine non ce n’è nemmeno uno che si salva. Altri ne fanno uno ed è già quello buono. Mi è successo con Matt Easton, che scatta Dua Lipa, Bella Hadid e così via, oltre a delle campagne di Charlotte Tilbury. Veramente bravo. Atomico. 

Veniamo gli studi: perché ti sei iscritta al corso di laurea in Comunicazione e Digital Media? 

Quando frequentavo le scuole superiori sono stata a tutti gli open day possibili, ma nessuno mi ha davvero convinta. A un certo punto pensavo di trasferirmi da Riccione a Milano per essere più vicina alle aziende con cui lavoravo ed evitare lo sbattimento delle trasferte. Poi mia mamma mi ha segnalato questo corso a San Marino. Ho letto il programma, sembrava interessante. Ci sono stata e ho deciso subito: le sensazioni che mi aveva trasmesso erano quelle giuste. È stata una scelta azzeccata, perché a lezione ci vengo proprio volentieri. Mi piace.

Finora hai imparato cose utili?

L’esame che mi ha aiutato di più è stato public speaking, perché mi ha dato le basi per migliorare la capacità di relazionarmi con gli altri. Puoi essere bella quanto vuoi, ma se non ti poni nel modo giusto e non sai presentarti, non vai da nessuna parte. Io non lavoro solo come fotomodella, ma anche come modella talent: significa che vengo invitata a sfilate ed eventi per stringere contatti, creare qualche contenuto per i social e cose di questo genere, facendo parte di una platea selezionata. 

 

Il tuo profilo TikTok conta quasi 32mila follower e 2,1 milioni di like.

Lo prendo come un gioco. Ho iniziato a usarlo quando c’è stata la quarantena. Nel mio primo video andato virale mi facevo le trecce ai capelli incastrandoci in mezzo dei calzini. Ha superato le 400mila visualizzazioni e mi ha portato, come altri contenuti che hanno avuto riscontri simili, dei follower. Ma non penso di essere arrivata a chissà quale punto con TikTok. Anzi.

Ti consideri una influencer?

Significherebbe che lavoro solo con i social, quindi no. 

 

Secondo te una modella può farsi portatrice di un messaggio che va oltre al suo aspetto e ciò che indossa?

Sì, se alle spalle ha un percorso che l’ha portata alla notorietà. E quello passa per i brand importanti. Altrimenti il messaggio avrebbe poca portata. Nel mio caso, se dovesse accadere, farei una campagna contro la violenza sugli animali. È un tema sul quale sono molto sensibile. 

Sui social usi delle strategie?

Instagram per me è complesso perché sono in fissa col feed: ogni foto si deve abbinare a quella a fianco. Così sul telefonino mi sono creata una cartella nella quale ordino le immagini al posto giusto, dopo aver verificato l’impatto che hanno abbinate. Poi faccio una scaletta.

Su Tiktok nasce tutto in modo spontaneo: se ho un outfit che mi piace ed è uscita una bella canzone, ci faccio un video sopra. Altrimenti faccio vedere come mi sto vestendo prima di uscire. 

 

Ti aiuta qualcuno?

No, faccio tutto io.

Prima di un video ti prepari?

A me piace che venga naturale, quindi spesso la situazione è questa: mi piaccio come sono in quel momento, mi registro e come viene viene. Se poi è bello lo pubblico, altrimenti niente. 

 

Ai commenti come reagisci?

Il mio problema è che se ne leggo uno al quale mi riprometto di rispondere appena possibile, poi mi dimentico. Spesso, lo ammetto, ho la testa fra le nuvole. Non lo faccio per cattiveria: gestendo tutto da sola, mantenere un rapporto con i follower sarebbe veramente impegnativo.

Hai mai pensato di lasciare gli studi e concentrarti al 100% sul lavoro?

Fortunatamente le lezioni e gli impegni da fotomodella vanno d’accordo. Se ho una settimana densa all’università, oppure devo preparare un esame, avviso l’agenzia ed è tutto ok. Avere una laurea sarà positivo. Certo, dopo la triennale mi concentrerò sul lavoro con tutta me stessa. 

 

Il sogno qual è?

Posare per brand come Chanel e Prada Beauty.

 

Intervista di Silvana Maria Bonavita
Video di Francesco Ceccoli
Foto fornite da Angelica Leva