Com’è andato il mio primo giorno all’Università di San Marino: ansia, adrenalina e nuove amicizie

Quanta fatica: trasferirsi dalla Puglia, sistemarsi, integrarsi, interrogarsi. E quante novità: persone, ritmi, avventure. Poi qualcosa ha spazzato via tutto. Ma andiamo con ordine. Ecco com’è andata, nella terza lettera di Rossella Spinelli a un’immaginaria matricola di domani

Cara futura matricola,
ti avevo lasciato l’ultima volta parlando di come ho trovato un appartamento a San Marino, una rocambolesca storia di ricerche e rincorse, per fortuna a lieto fine. 

Forse ti interesserà anche sapere della volta in cui ho svuotato tutti i miei armadi per trasferirmi dalla Puglia a San Marino. Bello no? Peccato che dopo appena qualche settimana è arrivato il Covid e le lezioni in presenza sono state sospese. Era il 2020: ho dovuto rifare le valigie e tornarmene a casa, veramente a malincuore. Ma partiamo dall’inizio: dal mio primo giorno all’università.

Lo ricordo come se fosse ieri. Tutta quell’adrenalina, la voglia di scoprire questo nuovo mondo, fare nuove conoscenze ed essere – per la prima volta in vita mia – indipendente.

Mi ero svegliata molto presto. Non avevo nemmeno dormito bene, a dire il vero, presa da tanti pensieri e preoccupazioni. Era tutto pronto: i vestiti, le scarpe comprate qualche giorno prima, il fedele zaino delle superiori pronto ad accompagnarmi in un nuovo percorso. Dentro, un quaderno a righe e il mio solito astuccio.

La sveglia è suonata alle 7, anche se la prima lezione era alle 11. Volevo evitare ritardi, fare con calma. Quel giorno c’erano anche i miei genitori, nei paraggi. Avevano dormito in un hotel del centro storico. Come me, erano in ansia super.

Alle 10:30 ero pronta, profumata e ancora agitata. Quando sono arrivata di fronte alla sede dell’università c’erano già un sacco di studenti. All’inizio mi sentivo un po’ persa perché non conoscevo nessuno, poi ho iniziato a parlare con alcune ragazze. Raggruppati lì fuori, aspettavamo di essere chiamati in aula. Eravamo tutti iscritti allo stesso corso: Comunicazione e Digital Media. 

Lo spazio non era troppo grande, o almeno non quanto me lo ero immaginato. Eravamo una quarantina. La prima lezione la ricordo ancora molto bene: Digital Marketing. Il prof ci chiese di dividerci per delle attività di gruppo. In quella situazione ho conosciuto due delle mie attuali amiche e compagne di corso: Alice e Alessia. Abbiamo legato fin da subito, scoprendo di avere molte cose in comune nonostante le nostre storie abbastanza diverse!

Quel giorno sono stata rapita da mille emozioni: ero alla scoperta di nuove amicizie e forse di una nuova me – più adulta – che aveva lasciato famiglia e amici per affrontare un’avventura piena di punti interrogativi.

Devo ammettere che i primi giorni non sono stati facilissimi. Riuscire a integrarsi in un nuovo ambiente e adattarsi ai nuovi ritmi, anche se potrebbe sembrare facile, è una piccola sfida: soprattutto quando sei lontana da casa e ti accorgi di doverti rimboccare le maniche per affrontare tutto da sola.

Poi un giorno, mentre era a casa di una compagna di corso, bella rilassata dopo aver finalmente preso la piega giusta un po’ con tutto, ecco che sul telefonino leggo l’email che non avrei mai voluto ricevere. La comunicazione ufficiale con cui l’università ci informava che le attività didattiche sarebbero state sospese a causa della pandemia. 

Era passata qualche settimana da quando avevamo iniziato: in un battito di ciglia ci siamo ritrovati a fare le valigie.

Come mi sentivo? Triste e un po’ arrabbiata. Il Covid aveva rovinato tutti i miei piani. Che ne sarebbe stato delle amicizie che avevo appena stretto? Non solo all’università, ma anche in giro per i locali di San Marino e Rimini?

Ci siamo lasciati con un “ci vediamo presto”, ma forse non ci credevamo nemmeno noi. Sembrava tutto così fragile. Non c’erano certezze. 

Non sembrava vero, eppure lo era. Così ho fatto le valigie e sono tornata in Puglia. Cosa mi riservava il futuro?

Articolo e riprese di Rossella Spinelli