Prima assaporare e poi raccontare

L’estate è alle porte e all’orizzonte spunta un numero cartaceo bollente di MAG.: ecco cosa c’è dentro

Senso e sapore, cuore e umore. Il primo numero sperimentale di MAG., contrassegnato dal numero zero, lo avevamo aperto con un invito in copertina: “forza, respirate”. Un messaggio per chi era in affanno, oppure confuso. D’altronde ci sentivamo proprio così, presi dalle mille e più cose da inseguire in un secondo decennio degli anni 2000 che più schizzato non si può. Il primo numero ufficiale, l’1, abbiamo poi replicato qualcosa di simile confermando la linea: “Aprite bene le orecchie”. Un richiamo all’ascolto che ha preceduto questa edizione, con la quale passiamo al gusto, ma soprattutto all’assaggio. Lo facciamo affrontando tre storie che sono un inno a farsi avanti, ad aprirsi al nuovo, oppure consolidarlo. Il primo racconto è molto diretto e parla delle più improbabili scene vissute nelle cucine degli universitari, un disastro dietro l’altro fra mestoli e forchette, tentativi e ricette. Il secondo poggia su una sponda radicalmente diversa: dall’esterno all’interno, per raccogliersi in se stessi e ritrovare la propria dimensione, tagliare fuori tutto il resto, il superfluo, l’inutile. Un viaggio nell’essenziale attraverso il canale dello yoga. Aperto (speriamo), all’Università di San Marino, da una persona che vediamo come un’ambasciatrice e che vi presentiamo, se non la conoscete già. Poi c’è l’intervista a una ragazza che si è fiondata in un mondo nuovo, gli Stati Uniti, per una ricerca. E se con la lingua ha assaggiato cibi nemmeno troppo salutari, fra ciambelle giganti e hamburger multipiano, dentro ha sentito il sapore di chi si mette in gioco. E oggi può ricordare il gusto di un’esperienza, qualcosa che non richiede nemmeno troppi ragionamenti. Il sapore: basta quello per capire se una cosa è buona oppure no. E vale lo stesso per la lettura: speriamo di non deludervi.

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