Ecco cosa si nasconde dietro al numero di ottobre 2025, stampato e impacchettato, ma anche un po’ insanguinato
Ossa rotte. Ferite vive. Tagli che sono diventati cicatrici. Sulla pelle. E anche sotto. Dentro. Dove non si vede, ma si sente. A volte più, altre meno. Ci siamo capiti.
In gran parte di questo numero diamo la parola a chi è stato messo di fronte a qualcosa di inaspettato o dannatamente complicato. E ha reagito. Poi, con quali effetti non importa.
Perché non esistono modi giusti o sbagliati, né veri e propri risultati. A volte serve un passo indietro, per farne due in avanti. Altre bisogna arretrare ancora di più, spostarsi lateralmente, osservare, studiare. E mica funziona sempre: capita di finire in un labirinto. E sentirsi persi.
La vita è così. Lo è stata per gli studenti che abbiamo intervistato e anche per noi che l’abbiamo fatto, questo numero. Per i nostri studenti-reporter che sono andati a caccia di storie. Con un registratore, una macchina fotografica, qualche intuizione. Delle idee nate non si sa bene come, poi cambiate, torte, stiracchiate e ancora aggrovigliate.
Cosa cercavamo? Qualcosa, soprattutto, di vero.
Quanto suonano controcorrente queste parole, nel periodo in cui viviamo. Fatto di pose, messinscene, e diciamolo – piccole e grandi bugie. Dove tutti vogliono avere ragione e tutto ha un marchio e uno scopo. Crescere, vendere. Ingigantirsi, ingigantire.
Le dimensioni contano? Beh, sì. E anche le direzioni.
Aurora era piccola, quando ha iniziato a danzare. Le sue traiettorie sono state multiple e l’hanno portata in giro per l’Italia. Idem per Susanna, che è andata oltre. All’estero, inseguendo il sogno di fare la ballerina. Poi c’è Giulia, un’altra giramondo. Lei non balla: cavalca. La sua è già una vita da grande, fatta di performance e responsabilità, impegni sportivi e professionali, ma anche accademici. In questo numero abbiamo inoltre coinvolto alcuni suoi colleghi universitari, ai quali abbiamo chiesto con quale spirito scelgono i vestiti con cui si presentano a lezione. Fra loro abbiamo trovato chi, nel modo di presentarsi, vuole esprimere la propria crescita e maturazione.
Il diventare grande, appunto.
Possibilmente, senza troppe ossa rotte. Nè cicatrici.
Il numero può essere scaricato QUI e stampato in A3. Buona lettura!