Cosa indossano gli studenti e cosa ci dice di loro: quando tessuti e colori esprimono identità e carattere, con qualche perplessità
Macchina fotografica al collo, penna e blocchetto per gli appunti in mano, sono stata in tutte le sedi dei corsi di laurea dell’Università di San Marino per capire cosa guida le scelte degli iscritti la mattina, quando arriva il momento di aprire l’armadio e decidere cosa mettersi.
Ho dialogato con loro e li ho fotografati. Cosa ho capito?
Innanzitutto, che dietro a soluzioni comode e poco appariscenti a volte si nascondeva una necessità di esprimersi rimasta però soffocata.
Il detto “l’abito non fa il monaco” non mi è mai sembrato così azzeccato. In persone che indossavano una t-shirt neutra, jeans regular fit o un semplice maglione con scollo a V, ho magari scoperto una passione per i tacchi vertiginosi, abiti cortissimi, trucco marcato. Per qualcuno, addirittura, la fantasia di girare senza nulla addosso. Nudo.
Queste intenzioni vengono spesso sfogate fuori dall’ambiente universitario, magari la sera per uscire. Alcuni studenti non avvertono limiti, altri conservano qualche timore.
Certe idee mi hanno sorpresa. Come quelle di chi, con spirito creativo e senso critico, si dice attento all’etica e alla sostenibilità. Oppure personalizza capi scovati ai mercatini, si arrangia con la macchina da cucire, sostiene i brand emergenti.
Lo sfondo, per tutti, è comunque lo stesso. Ogni giorno, in ogni contesto, scegliere quale lato del proprio carattere far emergere. Restando, sempre e comunque, fedeli a sé stessi.
Cerco unicità e cura
Elias Caria, 20 anni, studia Design
Pantalone Zara nero, t-shirt nera slavata che spunta sotto la felpa gialla, ai piedi un paio di Air Jordan 3, calzini in spugna ai quali non rinuncia mai, li considera la sua firma.
“Stamattina ho pensato ai contrasti dei colori e siccome le scarpe sono azzurre ho scelto una felpa gialla. Credo di essere piuttosto socievole come persona, disponibile e aperto, quindi mi rappresenta”.
“Frequentando questo corso ho iniziato a studiare i materiali dei prodotti e mi accorgo che ora con l’abbigliamento elaboro ragionamenti simili a quelli che facciamo in aula a lezione. Ricerco l’unicità dei capi nei tessuti e nelle rifiniture, piuttosto che la tendenza o la marca”.
“Mi piacerebbe poter seguire scelte etico sostenibili, ma non è possibile ai più perché costoso. Anche se compro fast fashion, cerco comunque di non fare acquisti compulsivi. Un capo deve servirmi davvero. Soprattutto, cerco di farlo durare nel tempo”.
“Non credo che il mio rapporto con gli altri sia influenzato da come mi vesto. Tendo a far emergere me stesso al di là di quello che mi metto. Ciò che indosso oggi mi dà sicurezza. Penso sia importante quando si è in mezzo agli altri”.
Mi sarei truccato
Francesco Lombardi, 25 anni, studia Design
Maglioncino in ciniglia marrone, pantalone in velluto a coste beige, stivali da caccia in pelle.
“A San Marino d’inverno è freddo, così ho i piedi al calduccio. Per il resto non mi sono vestito con grande cura stamattina, sono le prime cose che ho trovato nell’armadio”.
“Se ci avessi dedicato del tempo, avrei scelto una camicia colorata e mi sarei truccato. L’eyeliner secondo me è fighissimo, poi un rossetto. Anche un paio di orecchini diversi, più appariscenti”.
“Con il mio abbigliamento credo di dare un’idea diversa da ciò che sono. Guardami, sembro un 40enne. Mai sneakers o pantaloni larghi come vanno ora”.
“Preferisco comprare l’usato. Penso che sarebbe molto figo saper modificare i capi e personalizzarli”.
Girerei nudo
Deric Fernando, 26 anni, studia Ingegneria Gestionale
Clarks nere, jeans Levis 501 over size, t-shirt nera, camicia di velluto verde a coste. Papalina grigia marca Vans.
“Mi vesto come mi sento. In generale molto basico, è la mia filosofia. Non penso ai luoghi in cui andrò oppure agli eventi ai quali parteciperò. Così come sono ora potrei andare tranquillamente a teatro oppure a un concerto punk”.
“Non voglio che le persone mi notino per come sono vestito, ma per come mi comporto. Se fosse socialmente accettato, comunque, vorrei poter girare nudo”.
Come una nonna
Allegra Liverani, 20 anni, studia Design
Maglioncino verde con scollo a V, t-shirt bianca, pantaloni neri in tessuto morbido, scarpe Adidas Campus nere con suola grigia (l’edizione limitata maschile, perché porta un numero grande).
“All’università ci vengo così, vestita da nonna. Quando esco la sera invece è diverso. Vestito corto, tacchi o stivali platform. Pantaloni aboliti. Sopra sempre abbastanza scollata: top, canottierina, schiena scoperta”.
“Alle medie vestivo molto maschile, non mi piaceva l’idea che le ragazze dovessero apparire in un determinato modo per essere notate. Rubavo le felpe ai miei fratelli e compravo principalmente nei reparti uomo”.
“Una volta acquistavo molto di più fast fashion. Lo reputavo più economico. Poi ho scoperto i mercatini. Questo maglioncino, per esempio, l’ho pagato 2 euro. Aveva un piccolo difetto, ma non mi interessa. Anzi. A volte li aggiusto oppure li modifico, perché ho una macchina da cucire e la so usare”.
“Il fatto che cambi in base ai contesti è una manifestazione di come sono. Attenta a ciò che ho intorno. Fa parte della mia sensibilità”.
Sto diventando grande
Luca Ghiotti, 25 anni, studia Comunicazione e Digital Media
Nike Janoski bianche e marroni, un paio di pantaloni baggy neri Vans in tessuto, t-shirt nera, maglione color panna con buchi e strappi, sopra una camicia a scacchi.
“Il mio stile è casual con influenze hip hop. Mi faccio guidare dai colori. Ne scelgo uno e poi abbino tutto di conseguenza. A volte azzardo. Come quando mi metto i pantaloni della tuta e ai piedi i Dr. Martens”.
“La sera quando esco mi piace essere un po’ elegante. Colori scuri, magari una scarpa lucida, oppure uno stivaletto. Smorzo sempre con qualche dettaglio più casual, come una felpa con cappuccio che sbuca fuori dal cappotto”.
“Come persona sto attraversando una fase un po’ transitoria e penso si rifletta nel mio stile. Sento che sto diventando grande: a volte cerco indumenti che qualche anno fa avrei reputato da adulto. Un esempio è rappresentato dalle giacche, i blazer. Mi affascinano molto. Penso siano da persona matura, ecco”.
“Sono molto affezionato ai miei orecchini. Uno me lo sono regalato da solo, l’altro viene da mio padre. Hanno un valore affettivo”.
Dov’è la voglia di vivere?
Nicholas Petrilli, 22 anni, studia Comunicazione e Digital Media
Un paio di Jordan 3, jeans nero baggy, felpa “crew neck” nera Carhartt, bomber vintage arancione in tessuto tecnico.
“Ho scelto di vestirmi così in base alla voglia che avevo di vivere stamattina. Quindi zero. A parte il bomber, tutto nero. Nessuno stimolo per fare abbinamenti, né cercare l’outfit giusto. Rispecchia il mio stato d’animo”.
“Non mi rappresenta in maniera completa. Lo farebbe uno stivaletto lucido, pantalone morbido con un tessuto più ricercato dei jeans, un maglioncino girocollo”.
“Secondo me non conta solo cosa indossi, ma come lo indossi. Io penso di farlo con sicurezza. Oggi, pur non essendo al 100% me stesso a livello estetico, mi sento ok”.
“A me piace ricercare vestiti particolari e di nicchia. Supportare le nuove realtà, le novità, i brand emergenti. Secondo me permette di distaccarsi dalle tendenze e personalizzare il proprio modo di vestire”.
Osare o no?
Gabriele Notariale, 24 anni, studia Ingegneria Civile
Un paio di jeans neri baggy, maglione nero, scarpe Nike. Orologio da polso digitale.
“Cerco di vestirmi comodo e sobrio, né troppo causal né troppo elegante”.
“Anche semplice, e questo è un po’ il mio limite. Ho un po’ il timore di osare. Penso che chi lo fa, nonostante tutte le libertà che viviamo, rischi di essere visto come uno sfigato in certi casi”.
“Il modo in cui una persona si veste influisce molto su come si relaziona con gli altri. Io curo il mio aspetto e immagino che trasmetta l’idea di una persona generalmente attenta, seria, che dà valore alle cose”.
“Provo a evitare il fast fashion e limito gli acquisti a quello che davvero mi piace. Non compro compulsivamente. Cerco di limitare l’online e vado principalmente nei negozi”.
Come al lavoro
Sara Righini, 23 anni, studia Ingegneria Gestionale
Un paio di sneakers bianche con inserti neri di Alexander McQueen, jeans modello flare, maglia a maniche lunghe nera e camicetta nera in tessuto morbido. Accessori: bracciali, anelli e cavigliera che non toglie mai.
“Quando vengo all’università mi piace percepirmi in un contesto professionale. Tendo quindi a vestirmi molto formale. Camicia quasi tutti i giorni”.
“Ci tengo anche ad avere un bell’aspetto quando mi presento davanti a un professore, a onorare il contesto istituzionale. Se ho un esame, poi, tendo a vestirmi proprio elegante, abbinando alla camicia dei pantaloni con la piega. Per me è un momento nel quale dimostrare di essere adulta e matura”.
“Le scelte nell’abbigliamento sono un modo per esprimersi. Quando vedo una comitiva di persone tutte vestite molto simili, un po’ mi inquieta. Se un’altra ragazza indossa qualcosa di uguale a me, non mi piace. Mi fa sentire anonima. Lo stesso vale col profumo”.
“Certe volte mi vesto molto british, maglioncino smanicato e camicetta sotto per esempio. I miei amici quando succede mi prendono un po’ in giro. Ma li conosco, non sono cattiverie. Anzi, rido anch’io con loro”.
Testi, foto e interviste di Amelia Messina