Le redini di una vita al galoppo: i miei segreti nello sport e all’università

Giulia Parmeggiani va forte a cavallo e se la cava niente male anche nella magistrale di Ingegneria Gestionale: ecco come fa

Sono due gli stereotipi sull’equitazione che Giulia Parmeggiani ha disintegrato durante questa intervista. Il primo: i cavalli non saltano gli ostacoli in tutte le discipline e non tutte riguardano le prestazioni pure, visto che in alcuni casi viene valutata l’eleganza, per esempio. Il secondo: chi cavalca per professione, e ad alti livelli, non spala la merda nelle stalle. Lo lascia fare ad altri. Con tutto il rispetto, certo. Però no. Non ci pensa nemmeno.

Lo scorso anno, in maggio, Giulia se l’è vista brutta. Mentre stava allenando un cavallo, come fa per mestiere quando non gareggia, è stata disarcionata e s’è fatta parecchio male. Ha battuto la schiena. Stesa a terra, consapevole del fatto che qualcosa non andava, ha avuto un pensiero: “L’idea di studiare all’università potrebbe rivelarsi utile prima del previsto”. 

Giulia si era rotta diverse vertebre e i medici le avevano prospettato, anzi imposto, alcune settimane di riposo. Ma lei aveva fretta. S’è ripresa facendo le cose a modo suo. Come sempre.

Che è una tosta, lo si capisce subito. Gli occhi di un marrone profondo, la tendenza ad assottigliarli. Il suo è uno sguardo indagatore e le risposte che offre sono dirette, senza filtri. Poche cose sembrano preoccuparla. Anche se una alla fine l’abbiamo trovata. Forse. 

Classe 1998, iscritta al corso di laurea magistrale in Ingegneria Gestionale dell’Università di San Marino, cavallerizza titolata e popolare, su Instagram la seguono in 65mila. Visto che frequentiamo lo stesso Ateneo e il suo profilo è così atipico, l’ho incontrata per capire qualcosa di più sulla sua vita, lo sport che pratica e i suoi segreti nello studio.

 

Di cose ne fai tante: cosa metti al primo posto?

L’equitazione. Nelle mie giornate ruota tutto attorno a quello. Anche a livello sociale, visto che le mie amicizie rientrano al 100% in questo ambiente. Frequento chi condivide la mia stessa passione. Parlo quasi solo di cavalli. Chi non è interessato all’argomento, in mia compagnia si annoierebbe. 

 

Quante gare fai ogni anno? Viaggi tanto?

In media dal 2014 al 2023 mi pare 33. Negli ultimi due anni sono stata in Paesi come Olanda, Portogallo, Spagna, Slovenia, Austria, Slovacchia. 

 

Risultati?

Su 33 ne avrò vinte 30. 

Con lo studio come fai?

Ho sviluppato una tecnica che per me funziona, anche se potrebbe apparire bizzarra o estrema. Prendo una dispensa. La apro e mi fisso sulla prima pagina fino al momento in cui sono certa che non ne dimenticherò il contenuto. A quel punto, la strappo e la butto via. La distruggo, letteralmente. Così mi costringo a raggiungere un livello di concentrazione molto alto. Lo faccio anche con i libri. A casa mia potresti trovare solo copertine: l’interno non c’è più. 

 

Funziona?

Per me sì. Poi, l’associo a un’altra cosa. Il corso di laurea che seguo, già dalla triennale, mette a disposizione una piattaforma con i video delle lezioni registrate. Visto che spesso sono in viaggio per le gare e gli allenamenti, ne approfitto per ascoltarle con le cuffie. 

Arrivi mai a un esame con la strizza, pensando di non essere abbastanza preparata?

No, non sono fatta così. Perché dovrebbe andare male? Non me la pongo nemmeno, questa domanda. Quando ho un obiettivo, mi ci fiondo contro.

 

Vale anche quando sei a cavallo e devi saltare un ostacolo?

Macché. Non salto mica gli ostacoli. Il dressage, quello che faccio io, si basa sulla precisione, i movimenti, il portamento del cavallo. Si svolge in un campo rettangolare. C’è un percorso da completare cercando la massima precisione. Alla fine viene dato un punteggio dai giudici.

Sembri una tipa molto disciplinata.

Si tratta di avere un obiettivo da completare velocemente e con la massima precisione. Sento questa spinta nella vita e anche nello studio. 

 

Ti viene tutto naturale?

Nello sport ho un mental coach che mi aiuta ad allenarmi e mantenere il mindset giusto. In ogni caso, penso di partire già di mio con una buona base di determinazione. 

Com’é occuparsi della stalla? Spalare la merda, insomma. 

Mica lo faccio! Se ne occupano gli stallieri. Il mio compito è preparare me stessa e i cavalli.

 

Non è una cosa che si fa come gavetta?

No.

Nella vita c’è qualcosa che per te può assomigliare a spalare la merda?

No, nel senso che affronto tutto. L’unica cosa che non mi piace è la noia. Di recente sono stata in vacanza con la mia famiglia per tre settimane alle Maldive. Beh, sono impazzita. Mi sembrava di perdere tempo. Pensavo costantemente ai miei cavalli, non vedevo l’ora di tornare a casa.

 

Sei sempre stata così?

Quando ero piccola dovevo fare sempre qualcosa, ero una rompiscatole. I miei genitori, non sapendo come farmi sfogare, c’hanno provato con gli sport. Ne ho provati diversi e l’equitazione mi ha presa subito. 

Hai scalpitato anche quando ti sei infortunata?

Al secondo giorno a casa, mentre ero lì col busto che mi bloccava, ho iniziato a non poterne più. Volevo andare in scuderia, ma sapevo che nessuno mi avrebbe accompagnata perché dovevo stare a riposo. In qualche modo, ci sono andata di nascosto. Ma come, non te lo dico. Diciamo che non era al 100% regolare. Ma io sono fatta così.

 

Farti male non ha scalfito la tua sicurezza?

Non ho mai pensato che il giorno dell’infortunio sarebbe stato l’ultimo nel quale salivo su un cavallo. È fra i principi dell’equitazione: appena si cade, se non si è completamente sfracellati, bisogna risalire subito o appena possibile. Certo, sapevo che probabilmente la mia schiena non sarebbe più tornata quella di prima. Ma ci sto lavorando. 

Com’è stato tornare a gareggiare?

La prima occasione è stata ad Arezzo, campionato italiano, lo scorso ottobre. Ho vinto subito ed è stato speciale. La metto fra le mie tre soddisfazioni sportive più grandi.

 

Gli altri due?

Nel 2023 la mia cavalla di cinque anni, che avevo allenato da quando ne aveva due, ha partecipato al campionato del mondo dressage. Per me sceglierla era stata una scommessa e in quell’occasione ho capito di averla vinta. Nella fase delle qualifiche ha infatti ottenuto il punteggio più alto. Ahimè, non c’ero io in sella. Mi ero rotta il coccige.

Poi ci metto dentro un oro a squadre nell’Europeo. È stato più coinvolgente di un risultato individuale.

 

Fai una vita come i tuoi coetanei oppure è diversa?

Devo assecondare certi ritmi. La sera non faccio tardi perché la mattina mi sveglio all’alba o anche prima per andare in scuderia. Qualche aperitivo ogni tanto senza esagerare. A ballare ci vado raramente perché non mi piace molto. 

Sui social vai forte, gestisci tutto tu?

Sì, come per gli sponsor. Avevo provato con mio padre ma non era il caso, poi un manager, ma è stato anche peggio. Voglio mantenere il controllo. Se promuovo un prodotto, deve rispecchiare me e il mio modo di vivere. 

 

Hai mai rinunciato a qualcosa di grosso?

C’è un marchio di energy drink, forse il più affermato, che mi corteggia da tempo. Ma l’ho assaggiato e non mi piace. Mi hanno mandato un kit con un martello con il quale dovrei spaccare una confezione nel quale c’è la bevanda. Forse sperano che ci faccia un video. Mi ci vedi? Dai…

 

 

Intervista di Amelia Messina
Foto: archivio Giulia Parmeggiani