Una vita al cellulare: ma quanto tempo passiamo al telefonino?

Chi si gestisce e chi no, chi fatica a dormire e chi si preoccupa per un calo nella vista, senza nasconderne però i vantaggi: dodici storie di benedetta maledizione dagli studenti dell’Università di San Marino

Siamo stati in giro per l’Università di San Marino per capire qualcosa di più sul rapporto fra gli studenti e i loro telefonini. Tre dei nostri collaboratori ne hanno intervistati ventuno, dai quali sono state selezionate dodici voci.

A loro abbiamo chiesto quanto tempo trascorrono davanti allo schermo, (mostrandoci statistiche di cui spesso non erano al corrente), se pensano sia molto o poco, sano o malsano. E c’è di più: ci hanno descritto gli aspetti che più apprezzano e quelli che li preoccupano, oppure spaventano. 

L’indagine ha coinvolto gli iscritti a tre diversi indirizzi: Design, Ingegneria Civile e Ingegneria Gestionale, che coprono circa l’80% degli studenti dei corsi di laurea dell’Ateneo sammarinese.

Ecco, in carrellata, cosa abbiamo selezionato dagli oltre 120 minuti di conversazione raccolti.

Perché non parliamo?

Maria, 20 anni, Design

Screen time: quattro ore. Pensava fossero due, al massimo tre. L’80% del totale è per svago. L’ideale, secondo lei, sarebbero una o due ore al giorno. 

“È tempo trascorso davanti a uno schermo, sottratto ad altre cose. Ed è tanto. Mi consola sapere che in parte è legato all’attività universitaria. Offre pro e contro. Posso cercare informazioni in qualsiasi momento, senza limiti. Mi ascolto un podcast, guardo un’intervista, leggo un articolo. Però se mi capita di vedere due persone allo stesso tavolo che anziché interagire se ne stanno al telefono, ognuna per conto suo, mi innervosisco. Perché, mi chiedo, non parlano fra loro?”

“A volte mi fermo e mi dico: no, non voglio stare al telefono adesso. Resisto alla pulsione. Un esempio: sto cucinando e mi viene voglia di distrarmi, di prendere in mano il cellulare. In quel momento devo impormi di tornare a concentrarmi su quello che stavo facendo”. 

“Infine, fatico ad addormentarmi. Forse perché prima di andare a letto sto al telefono?”

Occhio alla vista

Federico, 26 anni, Ingegneria Gestionale

Screen time: 4 ore e 45 minuti. Non pensa siano troppe. Il 40% del totale è per svago. 

“Trovo che studiare sui supporti cartacei sia più efficace per me. Allo stesso tempo, dispositivi come tablet o computer sono migliori per organizzare e tenere in ordine gli appunti”.

“Fra le applicazioni che uso per lo studio c’è Notabilitym, che uso per note e appunti, oltre a slide e materiali forniti dai prof. Utilizzo anche Microsoft Teams e Google Drive. Poter sfruttare il cellulare per cercare opportunità lavorative, di studio e aggiornamento, è di grande vantaggio. Su Whatsapp ho inoltre diversi gruppi con amici e colleghi nei quali ci scambiamo file, appunti e materiali per lavorare insieme. È l’app che uso di più”.

“Mi preoccupa l’impatto sulla vista. Ho notato che stare troppo tempo davanti agli schermi, non solo del telefonino ma anche del computer e del tablet, mi provoca bruciore agli occhi e difficoltà nel dormire. Ho risolto, in parte, usando occhiali con lenti a filtro blu, che aiutano con l’affaticamento. Ma hanno un costo abbastanza elevato”.

Relax cercasi

Samuel, 20 anni, Design

Screen time: 4 ore, di cui l’80% per svago. Pensa che ne sarebbero giuste una, al massimo due. 

“Ora che leggo il dato fra le statistiche, penso che l’avrei preferito più basso. Sarebbe meglio dedicare quel tempo a qualcosa di produttivo, piuttosto che un’attività inutile e lobotomizzante. Potrei disegnare, che è la mia passione. Però richiede uno sforzo, voglia ed energie che durante la giornata vengono esaurite nelle attività prioritarie, legate all’università. Quando sono così stanco finisco per stare al telefono. Lì non serve concentrazione. È rilassante e passivo”.

“Non penso che per gli adulti sia uno strumento troppo dannoso, ma per i bambini, che sono in fase di sviluppo, sì. In giro ne vedo un sacco che guardano video senza senso: in quel momento non hanno un minimo di stimolo esterno, sono come zombie. Il telefono li rincoglionisce”.

Il paragone con gli altri

Chiara, 25 anni, Ingegneria Gestionale

Screen time: 5 ore e 15 minuti al giorno. Pensava fossero 6 e ritiene che siano comunque tante. Il 75% del totale è per uno svago che secondo lei dovrebbe essere ridotto a un’ora e mezza.

“Su un’app sola, TikTok, sto per un’ora e 43 minuti al giorno. Mi scollego completamente da quello che stavo facendo prima, alienandomi da ciò che mi circonda. Devo dire che oltre ai video divertenti o inutili, ci sono molti contenuti interessanti: soprattutto quelli sui viaggi, con consigli su luoghi di cui altrimenti non avrei mai sentito parlare”.

“In generale, c’è il rischio di esagerare. Pensi di guardare un video per 5 minuti e invece passano ore. Alla fine, quando ti rendi conto del tempo che hai sprecato, ti senti in colpa”.

“Per la lettura, a me piacerebbe tornare a usare di più i libri, ma per comodità finisco per usare il telefono o il computer. Scrivere su carta mi aiuta a memorizzare meglio”.

“Molte app, come Instagram, spingono a un confronto continuo con le vite degli altri, mostrandoti solo la parte migliore. Può essere tossico, soprattutto per chi tende a fare dei paragoni. Proprio per questo, lo uso poco”.

Se solo potesse cucinare…

Sofia, 24 anni, Ingegneria Civile

Screentime: 3 ore al giorno, pensava fossero due e che siano troppe. Il 60% è per svago. 

“Mi capita di passare del tempo su Instagram per volermi rilassare, ma alla fine mi sento più stanca di prima. Tempo fa ho visto un documentario che parlava di quanto sia dannoso scrollare troppo sui social. Mi ha fatto riflettere, ma non sempre riesco a ridurne l’uso”. 

“Per assurdo, a me piacerebbe un telefonino capace di sbrigare le faccende pratiche. Cucinare, per esempio, o pulire casa. Sarebbe comodo”.

Ho molta meno pazienza

Lucia, 20 anni, Design

Screen time: dalle sette alle otto ore, l’80% per svago. Pensa che oltre le cinque diventi eccessivo. 

“Ci sto troppo. Dedico molti momenti della giornata a controllare Instagram o eventuali notifiche, per esempio. Non riuscirei a stare senza, ne sono consapevole. È diventata un po’ una dipendenza. Anche il solo sapere di averlo accanto, mi dà un senso di sicurezza”.

“Sto evolvendo: il mio modo di comunicare con le persone è cambiato. Ora preferisco i messaggi scritti alle chiamate, quelli brevi e dritti al punto rispetto ai vocali lunghi. È un non voler perdere tempo. Mi sono accorta di avere molta meno pazienza: se cerco qualcosa sul web e la pagina non si carica entro tre secondi, inizio a innervosirmi. Ormai sono abituata al tutto e subito. Penso abbia delle conseguenze anche nel modo di affrontare la vita di tutti i giorni”.

“Un aspetto positivo è che sei connesso con molte persone, in qualsiasi momento. Sei sempre rintracciabile, e questo è anche un contro, perché è una reperibilità perenne”. 

Attenta a quello che dici

Alessia, 22 anni, Design

Screen time: 1,5 ore, pensava fossero un paio. Del totale, il 90% è per svago.

“Va benissimo, però non biasimo le persone che lo utilizzano più. A me piace pensare al telefono come a uno sfogo”.

“Mi spiego meglio. Socializzare, per il mio futuro lavorativo e il mio presente di studentessa, è molto importante. Per otto ore al giorno, all’università, interagisco con colleghi e docenti. In questo contesto devo stare molto attenta a quello che dico e a quello che ascolto. Quest’anno poi mi sono organizzata per raggiungere l’Ateneo in auto con un’altra persona e sono in compagnia anche durante il tragitto. Così, quando posso, passo del tempo al telefonino. Da sola, senza pensare a niente. Mi guardo qualcosa di divertente. Mi permette di staccare”.

“A volte faccio doom scrolling, certo. Penso sia per certi versi inevitabile. Alcune applicazioni sono progettate per questo. Non credo sia sano: a volte la mente sconnette completamente”.

“Poi c’è il problema della vista. Già porto gli occhiali: essendo un pochino cieca di mio, questa cosa può farmi peggiorare”.

Un mare di info

Giulio, 20 anni, Design

Screen time: avverte subito che verranno riportate 15 ore perché il sistema registra il tempo in cui le app sono collegate, anche se non vengono attivamente utilizzate. Fatta questa premessa, pensa che le ore trascorse davanti allo schermo siano sei al giorno. L’ideale sarebbe scendere a una. Pensa di poter stare un giorno senza. Ma due no.

“Sto molto su Youtube e a volte perdo completamente la percezione del tempo. Posso arrivare a due ore al giorno solo di questo. Mi piacciono gli approfondimenti, anche fino a un’ora di durata per un singolo contenuto. L’offerta è molto ampia, per chi si vuole informare. È un modo per aumentare la propria conoscenza”.

“Certo, c’è il problema dell’attendibilità. Quello che ascolto è vero? È preciso? Io seguo canali di cui mi fido e che col tempo si sono dimostrati ok sotto questo punto di vista. Citano le fonti, per esempio, mentre chi è più superficiale non lo fa. Sto attento anche quando il contenuto è molto veloce e appagante a livello visivo, ma trascura un po’ i contenuti dell’argomento trattato”.

“A me piace informarmi nel dettaglio. L’ideale, certo, sarebbe andare dritti alla fonte. Fare ricerche sui libri e cose di questo genere. Ma è sempre più difficile da fare per me. Ho sempre meno voglia, visto che ho il cellulare a portata di mano, con tutto quello che offre”. 

Il mio sottofondo

Luca, 23 anni, Ingegneria Civile

Screen time: in media 6 ore al giorno. Pensa siano troppe per lui, ma in generale a seconda dell’uso fino a 12 non ritiene siano esagerate. Il 70% del totale è per svago.

“Spesso uso il telefono come sottofondo. Come quando cucino e ascolto dei video su YouTube: gameplay di videogiochi, talk show, contenuti di intrattenimento tra persone, reaction di video che mi sono perso in live. Molti creator che seguo sono americani. Mi aiuta ad affinare il mio inglese”.

“Le compravendite preferisco farle di persona, anziché online. Dal vivo l’esperienza è meno fredda”. 

Bloccare le app funziona?

Alessia, 25 anni, Design

Screentime: 6 ore di media nella settimana in cui si è svolta l’intervista, la precedente erano 4,5. Pensa siano troppe, che un’ora sia già tanto. Oltre il 50% del totale è per svago.

“Essere sempre connessi e poter quindi comunicare con chiunque in qualsiasi momento è un aspetto positivo. Però se non trovo il telefonino, oppure lo dimentico a casa, vado in ansia”.

“Per alcune app ho messo dei limiti di tempo, ma se li supero mi capita spesso di disattivare il blocco e continuare a usarle”.

La tecnica del pomodoro

Deric Fernando, 26 anni, Ingegneria Gestionale

Screen time: 2,5 ore al giorno. Non pensa sia eccessivo, dipende dall’uso. Segnala la presenza di persone che per lavoro arrivano a 14 ore al giorno, senza che sia troppo.

“Negli ultimi tempi ne sto riducendo l’uso per svago. Applico la tecnica del pomodoro: concentrarsi per 25 minuti su un’attività, per esempio lo studio, e concedersi 5 minuti di pausa per rilassarsi, magari al cellulare. Mi aiuta a usare il telefono in modo più consapevole”.

“Ne apprezzo l’utilizzo per i pagamenti: trovo il metodo più comodo e sicuro”.

“L’esposizione prolungata agli schermi mi preoccupa per la vista. È importante prendere delle precauzioni, come indossare occhiali con filtri appositi”. 

Schermi giganti

Domenico, 25 anni, Design

Screentime: 2,5 ore al giorno. Pensa sia poco, visto che altri tipi di dispositivi, per esempio il computer, li usa molto di più.

“Ho imparato a dividere l’utilizzo degli strumenti digitali tra il telefonino e altri device. Sono soddisfatto dell’equilibrio che ho trovato. Da mobile uso molto Safari, per fare ricerche online. Sono un appassionato di tecnologia e frequento molti blog su questo tema”. 

“Le dimensioni del telefonino sono un limite. Ma in alcuni casi lo sono anche quelle del computer. Se potessi vivrei di schermi giganti e infiniti”.

 

Lucia Morri: interviste e supporto video
Pierfrancesco Manfrin: foto
Amelia Messina: interviste